CESSIONE DEL CREDITO D’IMPOSTA

Una delle novità più interessanti che ha avuto larga diffusione in questi due anni consiste nella possibilità di cedere il credito d’imposta: ma chi può farlo?

La cessione del credito d’imposta è uno strumento che può usare chi trova più conveniente monetizzare il bonus fiscale che non usufruirne in prima persona. In particolare, può per esempio accedere agli incapienti, a coloro che hanno un reddito esclusivo dalla imposizione IRPEF. Pensiamo a chi ha un reddito annuo inferiore al limite tassabile (no tax area) oppure al contributore che per legge non è tassabile.

I soggetti che sono in queste condizioni non ricavano alcun vantaggio dal bonus fiscale e dalle detrazioni fiscali ecobonus. Possono quindi cedere il loro credito d’imposta. Ma a chi?

  • Alle banche.
  • Agli istituti di credito.
  • Ad altri intermediari finanziari, ed al nostro sito che si occupa di scambio fra chi vuole acquistare e chi vendere credito d’imposta.
  • Ad altri soggetti privati purché abbiano avuto un ruolo o un collegamento con il rapporto che ha dato origine alla detrazione.

Può cedere il bonus fiscale il contribuente che beneficia della detrazione fiscale al 110%, oppure coloro che hanno acquistato il bonus fiscale (solo per una cessione dopo quella originaria). La cessione del credito d’imposta dell’ecobonus, secondo la normativa, può avvenire anche a favore dei fornitori che hanno effettuato l’intervento.

Sarà prorogata la possibilità di scegliere lo sconto in fattura o la cessione del credito per gli interventi agevolati con il bonus ristrutturazioni, l’ecobonus, il sismabonus e il bonus facciate, nonché per l’installazione di impianti fotovoltaici e colonnine per la ricarica dei veicoli elettrici. Lo sconto in fattura e la cessione del credito vengono prorogate insieme alla scadenza dei bonus edilizi cui si riferiscono. Per il Superbonus le due opzioni saranno in vigore fino al 2025, per le altre detrazioni fiscali fino al 31 dicembre 2024.

La novità è contenuta nella bozza di disegno di legge di Bilancio per il 2022 datata 10 novembre, che sta per iniziare in Senato l’iter per la conversione in legge.

Per bilanciare gli effetti della proroga, la disciplina dello sconto in fattura e della cessione del credito potrebbe essere rivista, con l’introduzione di controlli preventivi per evitare truffe.

Come cedere la detrazione

La cessione deve esser comunicata dal beneficiario della detrazione direttamente in via telematica tramite il sito dell’Agenzia delle entrate. Per comunicare la cessione del credito devi collegarti al sito dell’Agenzia delle entrate e loggarti utilizzando Spid o la carta d’identità elettronica. Una volta entrato nella tua scrivania, dal menu sulla sinistra devi selezionare “servizi per” e poi “comunicare”. A questo punto, dall’elenco che compare seleziona “comunicazione opzione cessione/sconto” per accedere al modello da compilare telematicamente e le relative istruzioni di compilazione. Ricorda che la comunicazione deve esser fatta entro il 16 marzo dell’anno successivo a quello in cui sono state sostenute le spese che danno diritto alla detrazione ceduta.

Entro 5 giorni dall’invio della comunicazione, viene rilasciata una ricevuta di accettazione o di scarto della richiesta. Entro il giorno cinque del mese successivo a quello di invio, puoi annullare la comunicazione presentata o inviarne una interamente sostitutiva della precedente.

Solo per la cessione del superbonus del 110%, oltre agli adempimenti previsti dalla normativa specifica e alla comunicazione della cessione del credito, è necessario anche ottenere il visto di conformità da un CAF o da un professionista che attesti la sussistenza dei presupposti che danno diritto alla detrazione.

Controlli

Se viene accertata la non spettanza, anche parziale, della detrazione in capo al contribuente, il recupero del relativo importo sarà maggiorato di interessi e sanzione. Infatti, se durante i controlli dell’Agenzia delle entrate o di ENEA viene accertato che il contribuente non aveva diritto alla detrazione, chi ha ottenuto il credito d’imposta in buona fede non perde il diritto di utilizzarlo.

Qualora venga accertato il concorso in violazione invece, saranno entrambi responsabili in solido nei confronti del Fisco italiano.

Se, infine, viene accertata l’indebita fruizione, anche parziale, del credito da parte del fornitore (o di chi lo ha ottenuto), il recupero del relativo importo avverrà nei suoi confronti, maggiorato di interessi e sanzione.

Per una valutazione dei requisiti e la presentazione dell’istanza si invita a prendere contatti con lo studio attraverso i canali dedicati.

Dott. Cassetta Filippo